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Il primo verso contiene cinque sillabe, il secondo sette sillabe, il terzo verso di nuovo cinque sillabe. Un totale dunque di diciassette sillabe. All'origine i contenuti dell'Haiku erano la natura, i sentimenti e le emozioni del poeta nei confronti della natura. Ma oggi si scrivono Haiku il cui contenuto può spaziare ovunque.Ci sono scrittori moderni, specialmente occidentali, che compongono Haiku con un numero di sillabe maggiore. La tradizione vorrebbe che non si componessero Haiku con una quantità minore di sillabe, ma noi riteniamo che si possa fare, se l'atmosfera creata dall' Haiku è pregnante, netta, lucida, viva. Insomma, se è un bell'Haiku.Esistono almeno due modi di scrivere Haiku che danno vita a due stili diversi. Il primo stile è caratterizzato dal fatto che uno dei tre versi (normalmente il primo) introduce un argomento che viene ampliato e concluso negli altri due versi. Come in questo Haiku classico di Sono UchidaTornata ancora al bicchiere di sakèla mosca annegao come quest'altro Haiku classico di Pietro Tartamella Fra le tegolefilari d'acqua vanno.Alla grondaia Il secondo stile produce Haiku che trattano due argomenti diversi messi fra loro in opposizione o in armonia. Questo secondo stile può attuarsi con due modalità: il primo verso introduce un argomento, il secondo verso lo amplia e lo approfondisce, il terzo verso produce un'opposizione di contenuto, un capovolgimento semantico che in qualche modo ha però relazione con il primo argomento. Questo sbalzo semantico può anche essere sottilissimo.Come in questo Haiku di Jack Kerouac con quantità libera di sillabeMancato un calcioallo sportello della ghiacciaia.Si è chiuso lo stessoO come questo Hiaku di ShikiTra le erbeun fiore bianco sboccia.Ignoto il suo nome.Ma potrebbe anche essere che il primo verso introduce un argomento, e sono i due versi successivi che introducendo un nuovo argomento lo mettono in relazione con l'argomento trattato nel primo verso (in opposizione o in armonia).Come questo Haiku del poeta di Basho con quantità libera di sillabe:La voce del fagiano.Quanta nostalgia per mio padre e mia madreO ancora quest'altro Haiku di Jack Kerouak con quantità libera di sillabe Notte perfetta di lunarovinatada liti in famigliaCimentarsi con gli Haiku significa osservare il mondo con occhio attento. Costringe a liberarsi delle sovrastrutture, delle parole inutili e superflue, di tutti i concetti che contemporaneamente si affollano attorno ad un evento, ad una esperienza, ad una sensazione. Ci spinge a "guardare" e soprattutto a "cogliere" l'essenza di un accadimento di cui siamo testimoni, la sostanza di una esperienza, il centro di una emozione. Una grande scuola di vita e di riflessione. Anche il ritmo recitativo dell'Haiku è importante.L' Haiku è nato in Giappone nel diciassettesimo secolo. Deriva dal Tanka, componimento poetico di trentun sillabe. Si scrivevano poesie Tanka già nel IV secolo. Il Tanka è formato da cinque versi con una quantità precisa di sillabe per ogni verso: il primo verso contiene cinque sillabe, il secondo sette sillabe, il terzo cinque sillabe, il quarto sette sillabe, il quinto sette sillabe. Eliminando gli ultimi due versi si è formato l'Haiku.La prima antologia di poesia giapponese intitolata "Manyoshu" risale all' VIII secolo; comprende 20 volumi con 4.500 poesie in diverso stile.Nei licei americani si insegnano le tecniche per scrivere Haiku. Anche in Marocco lo si insegna nelle scuole. In Senegal si organizza ogni anno un concorso. In Giappone si calcola che più di dieci milioni di persone (circa il 10% della popolazione) si diletta a scrivere Haiku. Ci sono attivissimi gruppi di poeti (chiamati Haijin) che si riuniscono per parlare di Haiku. Tutte le maggiori riviste e quotidiani giapponesi hanno una rubrica dedicata agli Haiku. In Italia si è costituita nel 1987, a Roma, l' Associazione Amici dell' HaikuFra tutti coloro che hanno scritto Haiku si ricordano: Basho, Buson, Issa, Chiyo, Shiki, Uchida, Kyoshi, Jack Kerouac saido da cabeça de rutger @ 10:47 da manhã 4 Comments: Anónimo said... L'oggetto della metafisica è l'essere in quanto essere e la teologia rappresenta il suo culmine in quanto scienza di Dio .Già nella Fisica, uno dei modi in cui viene interpretato il divenire di ogni ente (uomo, animale, pietra, etc. organico e non) è quello della trasformazione da un essere in potenza a un essere in atto ; tale trasformazione richiede il contributo di una causa efficiente, che è il principio del movimento e che continene già in atto ciò che si dovrà realizzare (ad esempio, quando scaldo la minestra, la minestra è calda in potenza e il fuoco che è già caldo in atto è la causa efficiente che permette il passaggio dalla potenza all'ato; di conseguenza, qualsiasi mutamento è un passaggio dalla potenza all'atto che presuppone qualcosa che sia già in atto). È da notare che ogni causa efficiente presuppone a sua volta un'altra causa efficient. Stimolava la riflessione dei filosofi l'osservazione di molti fenomeni naturali fatti di complesse catene causali che in più si ripetevano molte volte su piante, territori diversi, etc.: per es. il frutto che nasce dal fiore proveniente da un seme inseminato da altre piante in un ciclo che si ripete per chissà quante piante senza che per qualsiasi frutto si possa più sapere quale è la sua causa prima.Ciò inizia una catena di nessi causali che andrebbe all'infinito, nella quale ogni causa per agire avrebbe bisogno di un'altra causa a essa esterna e da essa diversa.Per evitare un regresso all'infinito, occorre postulare l'esistenza di un motore immobile (qualcosa che muova senza muoversi) e atto puro (cioé che sia eternamente in atto senza bisogno di qualcosa che determini il suo passaggio dalla potenza all'atto) che in ogni movimento dia inizio a una serie di nessi causali. Questa causa viene identificata con Dio.Non portarsi a questo postulato significherebbe differire all'infinito il problema cercando per una causa; la natura stessa del concetto di causa implica l'esistenza di qualcosa che muove senza essere mosso e che causa senz'essere causato da nient'altro Lo studio di questa causa prima porta ad affermare che essa deve essere atto puro senza alcuna potenza e dunque senza materia in quanto la materia da Platone in poi è considerata una via di mezzo tra l'essere e il non-essere ovvero un poter-essere, una potenza ancora non realizzata: altrimenti tale divinità avrebbe bisogno di un'altra divinità che causi la trasformazione della sua parte di potenza abbinato, trasformazione che primo poi nel tempo almeno una volta dovrebbe avvenire e perché abbia senso parlare di potenza e dunque prima o poi richiederebbe il paradossale intervento di un'altra causa prima.Tale essere privo di materia e di potenza atta deve vivere al di fuori l'dello spazio del tempo che sono al regno della materia e dalla potenza in un'altra dimensione e dunque una divinità trascendente.Tale divinità esiste dunque a suo modo, pur richiedendo uno studio apposito in quanto vive diversamente da tutte le altre sostanze, priva di potenza e fuori dallo spazio e dal tempo. 15/5/06 11:41 da manhã Myrea said... Grazie, era quello che mi ci voleva ;-) 15/5/06 3:16 da tarde rutger said... la metafisica o l'haiku??? ;) 15/5/06 3:36 da tarde Myrea said... l'haiku 18/5/06 3:27 da tarde Enviar um comentário << Home
saido da cabeça de rutger @ 10:47 da manhã
L'oggetto della metafisica è l'essere in quanto essere e la teologia rappresenta il suo culmine in quanto scienza di Dio .Già nella Fisica, uno dei modi in cui viene interpretato il divenire di ogni ente (uomo, animale, pietra, etc. organico e non) è quello della trasformazione da un essere in potenza a un essere in atto ; tale trasformazione richiede il contributo di una causa efficiente, che è il principio del movimento e che continene già in atto ciò che si dovrà realizzare (ad esempio, quando scaldo la minestra, la minestra è calda in potenza e il fuoco che è già caldo in atto è la causa efficiente che permette il passaggio dalla potenza all'ato; di conseguenza, qualsiasi mutamento è un passaggio dalla potenza all'atto che presuppone qualcosa che sia già in atto). È da notare che ogni causa efficiente presuppone a sua volta un'altra causa efficient. Stimolava la riflessione dei filosofi l'osservazione di molti fenomeni naturali fatti di complesse catene causali che in più si ripetevano molte volte su piante, territori diversi, etc.: per es. il frutto che nasce dal fiore proveniente da un seme inseminato da altre piante in un ciclo che si ripete per chissà quante piante senza che per qualsiasi frutto si possa più sapere quale è la sua causa prima.Ciò inizia una catena di nessi causali che andrebbe all'infinito, nella quale ogni causa per agire avrebbe bisogno di un'altra causa a essa esterna e da essa diversa.Per evitare un regresso all'infinito, occorre postulare l'esistenza di un motore immobile (qualcosa che muova senza muoversi) e atto puro (cioé che sia eternamente in atto senza bisogno di qualcosa che determini il suo passaggio dalla potenza all'atto) che in ogni movimento dia inizio a una serie di nessi causali. Questa causa viene identificata con Dio.Non portarsi a questo postulato significherebbe differire all'infinito il problema cercando per una causa; la natura stessa del concetto di causa implica l'esistenza di qualcosa che muove senza essere mosso e che causa senz'essere causato da nient'altro Lo studio di questa causa prima porta ad affermare che essa deve essere atto puro senza alcuna potenza e dunque senza materia in quanto la materia da Platone in poi è considerata una via di mezzo tra l'essere e il non-essere ovvero un poter-essere, una potenza ancora non realizzata: altrimenti tale divinità avrebbe bisogno di un'altra divinità che causi la trasformazione della sua parte di potenza abbinato, trasformazione che primo poi nel tempo almeno una volta dovrebbe avvenire e perché abbia senso parlare di potenza e dunque prima o poi richiederebbe il paradossale intervento di un'altra causa prima.Tale essere privo di materia e di potenza atta deve vivere al di fuori l'dello spazio del tempo che sono al regno della materia e dalla potenza in un'altra dimensione e dunque una divinità trascendente.Tale divinità esiste dunque a suo modo, pur richiedendo uno studio apposito in quanto vive diversamente da tutte le altre sostanze, priva di potenza e fuori dallo spazio e dal tempo.
Grazie, era quello che mi ci voleva ;-)
la metafisica o l'haiku??? ;)
l'haiku
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