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a meno che in qualche ospedale non mi facciano una trasfusione col sangue della Pimpa
saido da cabeça de rutger @ 9:07 da manhã
eheheheh nn me lo perdonerei mai se ti venisse la varicella!ehheperò sarebbe divertente!;-)Lotta
COPROFAGO "Unorthodox creative criteria"E’ disarmante scoprire l’esistenza di gruppi all’apparenza sconosciuti che riescono a spazzar via in pochi minuti tutto ciò a cui si è abituati ascoltando materiale estremo. Non sono a conoscenza delle due precedenti fatiche di questo gruppo cileno ma il terzo capitolo della loro carriera è senza ombra di dubbio un capolavoro. Inizialmente si direbbe che i Coprofago giochino a fare i Meshuggah impostando le canzoni su strutture complesse che ricordano molto da vicino i lavori del talentuoso combo scandinavo, perfino la voce è mostruosamente simile a quella di Jens Kidman tanto da far pensare quasi ad un suo progetto parallelo. Ma il trio ha molto di più da mostrare e con l’andare avanti del cd ci si rende conto dell’animo fortemente jazz della band, dinamica a tal punto da “perdersi” in divagazioni degne dei migliori improvvisatori del genere senza per questo influire negativamente sulla scorrevolezza del prodotto che fila liscio come l’olio lasciando l’ascoltatore soddisfatto di aver trovato, una volta tanto, una squadra che valga la pena sostenere. L’incedere delle introduttive ‘Crippled Tracker’ e ‘The Inborn Mechanics’ non lasciano adito a dubbi. Oltre alla già citata somiglianza ai Meshuggah per quanto riguarda le strutture ritmiche, ci troviamo di fronte ad improvvisazioni elettroniche, tappeti di doppia cassa su basi essenzialmente fusion, assoli apparentemente fuori luogo ma in grado di dare ai brani una carica atmosferica non indifferente. ‘Neutralized’ ha un sapore quasi metalcore così come ‘Hostile Silent Ruptures’ il cui inizio semplice è solo il preludio di un delirio solistico degno di nota.Contaminazioni di musica classica sono riscontrabili negli intermezzi come ‘Merge Into’ e in pezzi come la conclusiva ‘Wavelenght’, dove sezioni di archi sono fuse perfettamente con tappeti di tastiere trasognanti (occasionalmente solistiche al punto da ricordare il miglior Vitalij Kuprij) interrotte in modo imprevedibile da ritmiche pesanti come macigni e da un growl deciso che supporta il tutto aggiungendo maggior impatto alle strutture.Un prodotto dinamico, fresco, frutto di una band capace e matura, ignorarlo sarebbe sciocco ed oltremodo dannoso dato che intralcerebbe la crescita interiore che deriva dall’entrare a contatto con realtà fuori dagli schemi proprio come quella rappresentata dai cileni Coprofago, sicuramente una delle più gradite sorprese di quest’anno.
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