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saido da cabeça de rutger @ 9:25 da manhã
Confessioni di un malandrino Mi piace spettinato camminarecol capo sulle spalle come un lumecosì mi diverto a rischiarareil vostro autunno senza piume.Mi piace che mi grandini sul visola fitta sassaiola dell'ingiuria,l'agguanto solo per sentirmi vivoal guscio della mia capigliatura.Ed in mente mi torna quello stagnoche le canne e il muschio hanno sommersoed i miei che non sanno di avereun figlio che compone versima mi vogliono bene come ai campi,alla pelle ed alla pioggia di stagioneraro sarà che chi mi offende scampidalle punte del forcone.Poveri genitori contadinicerto siete invecchiati, ancor temeteil signore del cielo e gli acquitrinigenitor che mai non capireteche oggi il vostro figliuolo è diventatoil primo fra i poeti del paeseed ora con le scarpe verniciatee col cilindro in testa egli cammina.Ma sopravvive in lui la frenesiadi un vecchio mariuolo di campagnae ad ogni insegna di macelleriaalla vacca s'inchina sua compagna.E quando incontra un vetturinogli torna in mente il suo concio natalee vorrebbe la coda del ronzinoregger come strascico nuziale.Voglio bene alla patria benchéafflitta di tronchi rugginosimi è caro il grugno sporco dei suinie i rospi all'ombra sospirosison malato d'infanzia e di ricordie di freschi crepuscoli d'aprile.Sembra quasi che l'acero si curviper riscaldarsi e poi dormire.Dal nido di quell'albero le uovaper rubare salivo fino in cimama sarà la sua chioma sempre nuovae dura la sua scorza come prima.E tu mio caro amico vecchio canefioco e cieco ti ha reso la vecchiaiae giri a coda bassa nel cortileignaro delle porte dei granai.Mi sono cari i miei furti di monelloquando rubavo in casa un po' di panee si mangiava come due fratelliuna briciola, all'uomo ed una al caneio non sono cambiato,il cuore ed i pensieri son gli stessisul tappeto magnifico dei versivoglio dirvi qualcosa che vi tocchi.Buonanotte, la falce della lunasi cheta mentre l'aria si fa brunadalla finestra mia voglio gridarecontro il disco della luna.La notte è così tersaqui forse anche morire non fa maleche importa se il mio spirito è perversoe dal mio dorso penzola un fanale.O pegaso decrepito e bonarioil tuo galoppo è ora senza scopoe giunsi come un maestro solitarioe non canto e non celebro che i topi.Dalla mia testa come uva maturagocciola il folle vino delle chiomevoglio essere una gialla velaturagonfia verso un paese senza nome.
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